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1941-1950: Cesare Rubini, un caso unico

Sport &  Medicina, 150 anni della nostra vita

1941-1950

Cesare Rubini, un caso unico

 


Gli anni Quaranta sono un decennio dimezzato per lo sport, in gran parte cancellato dalla guerra. Fanno eccezione il primato dell’ora di Fausto Coppi al Vigorelli, realizzato il 7 novembre 1942 quando il campione di Castellania allunga di 31 metri la prestazione del francese Archambaud, portandolo a 45,871 chilometri, e il campionato di calcio (scudetto al Torino nel 1943, poi lo stop per due anni). Nel 1946 l’Italia riprende a sognare grazie ai suoi campioni, ma alcune ferite vanno rimarginate. Ai nostri atleti sono negate la partecipazione alla Coppa Davis di tennis del 1946 e, l’anno dopo, agli europei di pattinaggio. L’ostracismo viene meno in occasione di Londra 1948, Olimpiade negata a Germania e Giappone, ma consentita agli azzurri, su intervento diretto di Winston Churchill che sottolinea il ruolo svolto dai partigiani italiani nell'ultima fase della guerra. Il successivo ingresso dell'Italia nel Patto Atlantico ci ridarà piena dignità internazionale. Due gli artefici della rinascita dello sport italiano: dirigenti capaci, su tutti Giulio Onesti, chiamato a liquidare il CONI (ma ne sarà presidente sino al 1978), e il Totocalcio, geniale invenzione che sovvenzionerà il movimento attraverso le federazioni sportive.

I Giochi olimpici tornano a Londra, che li ha ospitati nel 1948, dopo dodici anni di pausa forzata. I nostri colori sono felicemente interpretati da un atleta grande, grosso e forte: Adolfo Consolini. Trentuno anni, veneto di Costermano, un paesino in provincia di Verona, è un grande discobolo e vince la medaglia d'oro con la misura di 52,78 metri. Dietro di lui un altro italiano, il piemontese Giuseppe Tosi. L'Italia dello sport alza la testa: alla fine le medaglie saranno 27, di cui 8 d'oro. Tra queste brilla soprattutto quella della pallanuoto. A Londra nasce di fatto il mito del "Settebello" che sconfigge in finale la favoritissima Ungheria. In piscina si esibisce un campione straordinario, il solo capace di partecipare alla stessa Olimpiade in due discipline diverse: la pallanuoto e il basket. Si tratta del triestino Cesare Rubini, classe 1923, uno dei grandi dello sport italiano di sempre.



Lo scudo di casa Savoia sulle maglie dei calciatori azzurri ricompare nel novembre 1945, alla prima uscita della Nazionale di calcio dopo la guerra. A Zurigo, Svizzera-Italia finisce 4-4. Seguono due partite senza alcuna insegna, sino al 1947 quando sulla maglia compare lo scudetto tricolore. Lo squadrone di Valentino Mazzola riprende la sua marcia trionfale: altri quattro scudetti consecutivi fino al tragico 4 maggio del 1949, uno del giorni più tristi dello sport italiano. Sono le 17:07 quando l'aereo Fait G212 dell'ALI che riporta a casa il Grande Torino dopo una partita amichevole giocata a Lisbona si schianta a causa della nebbia sulla collina di Superga. Muoiono 31 persone, tra passeggeri e membri dell'equipaggio. I diciotto giocatori granata sono: Bacigalupo, Castigliano, Ballarin, Rigamonti, Loik, Mazzola, Maroso, Dino Ballarin, Grezar, Ossola, Martelli, Gabetto, Aldo Ballarin, Bongiorni, Fadini, Grava, Operto e Schubert. L'Italia piange la scomparsa dei suoi eroi e il Grande Torino, cui viene assegnato lo scudetto a tavolino, entra nella leggenda.

Il Giro 1946 è un’occasione di riscatto, in un’Italia che annota ancora i segni della guerra. La punzonatura si svolge al velodromo Vigorelli di Milano, ricostruito dopo i bombardamenti del 1943. Bartali e Coppi si sfidano su strade ancora da riassestare, molti ponti sono crollati, sostituiti dai ponti Bailey, in ferro, posizionati dai militari. Nella tappa Rovigo-Trieste alcuni attivisti slavi bloccano la corsa poco prima di Pieris. L’organizzazione annulla la tappa ma alcuni corridori decidono di proseguire sino a Trieste dove Giordano Cottur, triestino, sfila primo nel tripudio della folla accorsa per il Giro che sarà vinto da Bartali.

Il 1948 è un anno di forti tensioni sociali in Italia. La vittoria della Democrazia Cristiana alle votazioni del 18 aprile ai danni del Fronte Popolare (comunisti e socialisti insieme) non acquieta gli umori del Paese, tanto che il 14 luglio un giovane liberale, Antonio Pallante, decide di uccidere il leader del PCI Palmiro Togliatti. Lo affronta a Roma, all'uscita da Montecitorio, e lo colpisce con tre colpi di pistola alla nuca, alla schiena e alla testa. Togliatti non morirà, ma l'Italia per qualche ora sembra ripiombare nell'incubo della guerra civile. Gino Bartali scongiurerà, senza volerlo, questa tragica evenienza. Il giorno dopo l'attentato a Togliatti compie un'impresa straordinaria al Tour de France conquistando la maglia gialla. Gli italiani si esaltano e, miracolosamente, lo sport scalza la politica. Fausto Coppi non sta a guardare: tra le sue entusiasmanti imprese c'è la doppietta del 1949, primo corridore a vincere nello stesso anno Giro d'Italia e Tour de France (con l'aggiunta della Milano-Sanremo e del Giro di Lombardia).

Nei motori l’anno da sottolineare è il 1947: debutta la Ferrari, contrassegnata dal "cavallino rampante" che aveva già decorato gli aerei di Francesco Baracca, l'asso dell'aviazione italiana abbattuto nel 1918 a Nervesa della Battaglia. Con la promessa di onorarlo al meglio, Enzo Ferrari ha ottenuto il marchio dalla vedova di Francesco Baracca. La Ferrari vince subito il Gran Premio di Roma, con alla guida Franco Cortese. Il "decennio dimezzato" si conclude nel segno di un altro straordinario campione: Zeno Colò. Nativo dell’Abetone, classe 1920, anche il campione toscano di sci sacrifica alla stupidità della guerra i suoi anni migliori. Nel 1947 stabilisce il primato del mondo sul chilometro lanciato alla velocità di 159,291 chilometri orari, un tempo strabiliante. Il primato resisterà per ben 17 anni. Precursore della posizione "a uovo", Zeno Colò entra nella storia ai Mondiali americani di Aspen del 1950, vincendo la medaglia d'oro nella discesa libera e nello slalom gigante e arrivando secondo per soli tre decimi nello slalom speciale. Due anni dopo, ai Giochi olimpici di Oslo, vincerà la medaglia d'oro in discesa libera, impresa mai più riuscita a un atleta italiano.

 

 

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