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1881-1890: si ragiona di Policlinici

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1881-1890

Si ragiona di Policlinici

 


Gli anni Ottanta dell’Ottocento si aprono con nuove prospettive, sul fronte ospedaliero. Prende piede l’idea di aggiornare i grandi nosocomi d’Italia, quasi tutti espressione delle confraternite del passato. Si tratta in larga parte di vecchie costruzioni, con locali poco ricettivi (e spesso malsani), che non rispondono più alle esigenze di una medicina progredita che si indirizza, diversamente dal passato, alla prevenzione e alla cura, ponendo l’accento sulla necessità di terapie specialistiche. Nasce allora l’ipotesi di costruire a Roma un Policlinico, vale a dire un unico grandioso “stabilimento di salute” che centralizzi le varie Cliniche della Facoltà di Medicina sparse in ogni dove nella Capitale e sin lì aggregate ai vari ospedali romani. Nel 1883, a seguito del concorso promosso da Guido Baccelli, medico e ministro della Pubblica istruzione, l’architetto Giulio Podesti è incaricato del progetto, che vede finalmente la luce nel dicembre 1887, nel quartiere romano di Castro Pretorio. L’area prevista si sviluppa su 160 mila metri quadrati, di cui 10 mila edificati. Seguono lungaggini tutte italiane, ma finalmente il Policlinico Umberto I (dedicato al re che assistette alla posa della prima pietra, nel gennaio 1888) trova la sua destinazione definitiva: sede universitaria nonché sito di assistenza ospedaliera. I ritardi nei lavori si protraggono al 1902. Nell’agosto 1904 il Policlinico comincerà a funzionare con un’offerta complessiva di 1650 letti.

Nel decennio il chirurgo Edoardo Bassini è tra i maggiori esperti di ernia inguinale. Il metodo che porta il suo nome si basa sul ripristino anatomico e funzionale del canale inguinale, con esposizione dello stesso, mobilizzazione del cordone spermatico, legatura ed escissione del sacco, ricostruzione obliqua del canale inguinale con una parte anteriore e posteriore, e apertura esterna e interna. Di questo tipo di intervento riferisce nel 1887 con un’abbondante casistica personale: su 262 pazienti sui quali è intervenuto non annota alcun caso di decesso nei soggetti con ernia non strozzata e soltanto 7 recidive.

 

Antonio Cardarelli è clinico insigne, grande esperto delle malattie cardiovascolari ed epatobiliari, ma non c'è settore della clinica medica che non gli sia familiare. Il suo approdo alla cattedra universitaria è decisamente tardivo, dopo trent'anni di onoratissimo mestiere in corsia all'Ospedale degli Incurabili di Napoli. Nel 1889, cinquantottenne, diventerà docente di patologia medica. Quattro anni più tardi, alla morte di Arnaldo Cantani, gli succederà nella cattedra di clinica medica, incarico che manterrà sino al 1923. Lo si ricorda per l’empirismo clinico attento ai soli fatti rilevati al letto del malato. Cardarelli, insomma, si fa forte della lunga pratica ospedaliera. Celebre un suo aforisma riferito alla correlazione tra sintomi e lesioni, che così recita: “Unico libro l’infermo, unico codice il cadavere”. Medico straordinario, Cardarelli, capace di aggiornare e ampliare i criteri diagnostici in base alle acquisizioni di fisiopatologia e microbiologia, è paladino della medicina attenta e curiosa, che ha i suoi cardini nell’interrogazione, ispezione, palpazione, percussione e auscultazione. Senza la semeiotica, la clinica per Cardarelli è cieca. La diagnosi, sostiene, si fa per segni, osservati con sensibilità e presi in considerazione in base all’esperienza.


La medicina sociale è molto attiva nel periodo. Tra i sanitari italiani che la professano c’è Luigi Pagliani, allievo di Moleschott, che ragiona di igiene muovendo dall’antropometria, dai parametri morfologici e fisiologici che connettono il sottosviluppo fisico alla miseria. Pagliani si occupa dello stato di salute degli operai impegnati negli anni Settanta nel traforo del Gottardo (spesso vittime di anchilostomiasi, l’anemia dei minatori). È pure costretto a gestire una nuova epidemia di colera che funesta Genova, Napoli e Palermo nel 1884-85, fenomeno che purtroppo persiste nelle tre città portuali per difetto di igiene urbana. Il filone della ricerca fisiologica, relativa al lavoro in quanto produttore di patologie (in primo luogo l’affaticamento, allora sbrigativamente definito “fatica”), è strettamente correlato alle malattie dei lavoratori alle quali si dedica con grande impegno l’antropologo Paolo Mantegazza, il fondatore del quindicinale Igea nonché autore degli Almanacchi igienici popolari, in particolare quello su L’Igiene del lavoro, pubblicato nel 1881.

Nel 1884 il medico Giovanni Boeri, attraverso lo studio sulle Malattie professionali in rapporto al lavoro eccessivo, accende i riflettori sulla nocività dell’affaticamento protratto, che genera il deperimento generale del lavoratore. Evidenzia la “debolezza di tutti gli organi e di tutte le funzioni” indotta dalla condizione proletaria. Gli operai, scrive Boeri, cercano di compensare, con la maggiore produzione e con un numero maggiore di ore lavorate, l’esiguità del compenso, “ma il lavoro li avvelena e li consuma lentamente. Non a caso a vent’anni sembrano già vecchi, si stancano facilmente e si ammalano per ogni causa morbosa a cui si espongono; i loro figli, delicati, sparuti, malaticci, quando non muoiono nella prima età, sono destinati alla stessa esigenza travagliata dagli stessi malanni”. Il popolo italiano, certamente sottoalimentato, è di salute cagionevole e questo agevola chi invoca la cura del fisico associata all'educazione della gioventù. La riforma del servizio sanitario avviata nel 1888, unitamente alle migliorate condizioni di vita, determineranno a fine secolo un quadro diverso, meno inquietante di quello preso in esame nel decennio. Bastino, in proposito, due dati: nel 1887 il tasso di mortalità infantile era del 200 per mille contro meno del 150 per mille di altri Paesi europei; dei 185 mila giovani visitati per l'arruolamento nell'esercito oltre il 10% furono riformati perché di statura inferiore alla minima e un 18% per altre cause, tra le quali “ernie viscerali, gibbosità, vizi di forma del torace, deformazione delle ossa delle pelvi”.

 

 

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 06 Aprile 2011 15:21)