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2001-2010: finalmente la consacrazione

Sport &  Medicina, 150 anni della nostra vita

2001-2010

Finalmente la consacrazione

 


Nel nuovo millennio lo specialista in medicina dello sport va ben oltre il proprio ruolo certificatorio. Onorate le attribuzioni di legge − gli compete di convalidare l’idoneità all’attività non agonistica, a quella agonistica, professionistica o amatoriale − concorre a valutare gli atleti nel loro schema di allenamento, li cura direttamente o si fa interprete del percorso terapeutico e riabilitativo nei casi d’infortunio. È consulente del presidente del sodalizio sportivo, affianca il preparatore atletico, ha rapporto con i genitori degli atleti e, naturalmente, è ben vicino al gruppo squadra. In particolare si occupa dei giovani in formazione, si cura della loro armonica evoluzione. Oltre a valutare le condizioni fisiche dell’atleta, lo specialista in medicina dello sport si occupa anche del suo allenamento per monitorare sia la salute sia il rendimento sportivo. Assertore dell’aspetto terapeutico del movimento e dello sport in ogni stagione della vita, è un medico portatore di evidenze: l’attività fisica riduce la morbilità, gli esiti infausti delle malattie cardiovascolari, riduce significativamente il rischio di sviluppare malattie croniche quali l’obesità, l’osteoporosi, le artropatie, il diabete, le bronco-pneumopatie, la depressione. Agisce essenzialmente in prevenzione. A questa realtà si adegua il Ministero della Salute che nel Piano sociosanitario 2006-2008 attribuisce maggiore efficacia ai servizi che adottino metodologie legate all’appropriatezza degli interventi e alla valutazione di efficacia degli stessi, vale a dire la Evidence-Based Prevention. Il medico dello sport onora stabilmente le ricerche di tipo epidemiologico ma si avvale anche di trial clinici. Lavora in rete con i medici di medicina generale e con gli epidemiologi, come figura autonoma di riferimento.

Nel 2007 nasce la SIMSE, Società italiana di Medicina dello sport e dell’esercizio, che provvede a dare un ulteriore contributo di crescita scientifica e culturale nel settore. La SIMSE suscita interesse anche nel sistema sanitario britannico, che disegna una figura professionale di specialista in medicina dello sport molto simile a quella che emerge dalla riforma della Scuola di specialità italiana. I nuovi provvedimenti attribuiscono al medico l’educazione e la responsabilizzazione dell’individuo nei confronti della propria salute. In termini educativi esperienze forti come la vittoria, la sconfitta, l’attesa, l’incertezza fanno della pratica sportiva un luogo privilegiato dove si ascoltano, si conoscono e si disciplinano le emozioni. Di più, entra in gioco il nuovo Codice deontologico in tema di sport: l’articolo 74 richiama il medico alla necessità di ispirare la sua opera esclusivamente alla tutela della salute dell’individuo. L'attività sportiva, infatti, anche se apporta, nella sua pratica corretta, un indubbio beneficio alla salute psicofisica di chi la svolge, può invece, se praticata in situazione anormale, divenire estremamente pericolosa per l'integrità dell'individuo. Evidente il richiamo al doping. Da qui discende la necessità della collaborazione di medici che devono preoccuparsi di segnalare al proprio Ordine qualsiasi comportamento scorretto come la prescrizione o suggerimento di assunzione di farmaci, integratori alimentari o sostanze inseriti nelle tabelle, aggiornate ogni sei mesi dal Ministero della Salute. Non a caso il Decreto ministeriale del settembre 2003, modificato da un DM dell’aprile 2004, aveva già previsto che i farmaci appartenenti a classi “a rischio di uso improprio” fossero etichettati con un apposito contrassegno, utile a mettere in guardia atleti e cittadini sugli eventuali effetti dopanti delle sostanze in questione. I vasti interessi malavitosi legati al fenomeno doping sono ben evidenziati, nel decennio, dal mercato nero: 600.000 dosi di eritropoietina confiscati nel porto di Napoli, 300 Kg di epinefrina sequestrati nella Locride, a conferma che le stime del professor Sandro Donati − almeno mezzo milione di utilizzatori di doping nel 2006 − non sono lontane dalla realtà.



La nuova impostazione e l’evoluzione stessa della medicina dello sport e dell’esercizio attribuisce allo specialista una base di conoscenze scientifiche e una propensione alle ricerca che lo allineano alle altre branche della medicina. La tendenza è rafforzata dalle attività professionalizzanti dello specializzando tra cui è prevista la partecipazione alla conduzione, secondo le norme di buona pratica clinica, di almeno tre sperimentazioni cliniche controllate. Un primo bilancio è atteso a breve, in occasione dell’assemblea della Federazione internazionale di Medicina dello sport che vedrà confluire a Roma nel 2012 i rappresentati di ben 117 Paesi.

 

 

Elenco delle puntate

Ultimo aggiornamento (Giovedì 23 Giugno 2011 10:42)