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1901-1910: nasce la medicina del lavoro

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1901-1910

Nasce la medicina del lavoro

 


All’insegna di “scienza e umanità” si apre il nuovo secolo, nel presupposto che la medicina, sulla scorta delle nuove cognizioni di fisica, chimica, biologia e microbiologia, sia in grado di raggiungere la massima scientificità, con una serie di ricadute tecnico-pratiche a vantaggio dell’uomo. Emerge allora la figura del nuovo medico “scientificamente preparato, tecnicamente agguerrito, umanamente partecipe, civilmente impegnato, schierato stabilmente a favore della vita nella sua pienezza, contro la morte, la malattia, la fame, la povertà, il dominio incontrastato dell’uomo sull’uomo”. Il grande diagnosta somma le competenze all’occhio clinico, una facoltà che riduce al minimo il margine d’errore e alimenta quell’aristocrazia medica che a lungo svetta, attraverso figure luminose ma rarissime. Di converso emerge la democrazia medica che non bada alle cattedre e agli onori che la società le tributa, ma si manifesta nelle “più remote condotte di campagna, in quelle di città e continuò la tradizione di onestà professionale”. In sintesi, il medico non è soltanto un tecnico, che cura la malattia di questo o di quello, ma un operatore sociale che ha a cuore dei malanni che minacciano le persone. A questi soggetti dà pubblico riconoscimento Giovanni Pascoli, nel discorso Ai medici condotti pronunciato nell’aula che fu di Augusto Murri il 4 maggio 1908: “Venite da un mondo ben reale, venite da tutte le miserie umane, che voi cercate di prevenire, di curare, di lenire almeno”.

Il 1901 inaugura la tradizione del premio che la Fondazione Nobel, nel segno di Alfred, lo scopritore della dinamite, assegna a scienziati distintisi in ambiti di scienza (fisica, chimica, medicina e fisiologia) oltre che a personalità impegnate a fondo per la pace. I primi riconoscimenti premiano i meriti di Wilhelm Conrad Röntgen, scopritore dei raggi X, e di Emil von Behring, cui si deve il siero antidifterico.

In vent’anni la popolazione italiana è cresciuta di quattro milioni di unità, il 1901 conta 32 milioni di italiani. La vita media alla nascita sale dai 35 anni del 1882 ai 43 anni del 1901. Enrico Raseri, al vertice della Direzione generale statistica del Regno, nel 1906 trae alcune frettolose conclusioni: “Relativamente all’aumento della popolazione, diminuisce il numero dei morti in quasi tutti i gradi della scala dell’età, cosicché si è ottenuto un notevole prolungamento della vita media. Le malattie infettive, epidemiche, si fecero meno gravi e più circoscritte; indizio che i precetti dell’igiene si vanno diffondendo in tutte le classi di popolazione. E come effetto della vigoria della razza, una massa ognor crescente d’individui adulti, invece di accasciarsi nella vita misera alla quale sarebbe destinata restando nel luogo nativo, sciama per il mondo”. Lo sciamare evocato da Raseri altro non è che il gigantesco fenomeno migratorio che tra la fine dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale segna il Paese. Moltissimi contadini, in prevalenza meridionali, emigrano in America del Sud e, a partire dal nuovo secolo, soprattutto negli Stati Uniti, tanto che nel 1910 New York risulta essere la quarta città italiana per numero di abitanti dopo Roma, Milano e Napoli. In totale ben 9 milioni di italiani, meridionali per i quattro quinti, se ne vanno oltreoceano nel primo decennio del nuovo secolo.

Nel periodo raddoppia il numero di addetti che operano nell’industria, peraltro costretti a lavorare in ambienti malsani e ristretti, senza il riconoscimento dei più elementari diritti. La gran parte vive in nuovi quartieri sorti non lontano dalle fabbriche, in case tutte uguali che presentano ampi cortili interni e, all’esterno, servizi igienici decisamente precari, posti sui ballatoi. Quanto alle condizioni di vita, è impensabile il confronto con la borghesia che anima le grandi città. Le metropoli cambiano aspetto, si costruiscono nuove strade, viali, piazze, giardini pubblici, scuole, reti tranviarie. Le condizioni igieniche delle città modernizzate migliorano e questo determina l’apparente estinzione del colera che, dato per debellato già nel 1893, si ripresenterà nel 1911.

Tra le malattie che si modellano sulla miseria, autentica piaga del periodo, spicca la pellagra, di cui si occupa in particolare Luigi Devoto, il patologo dell’Università di Pavia che nel 1908 prenderà possesso della Clinica del lavoro, la prima in Italia, ubicata a Milano. Devoto muove dagli studi condotti sulle patologie delle lavoratrici in Lomellina, le mondine, ma assomma le ricerche in molti ambiti condotte dal suo maestro, Edoardo Maragliano, clinico medico a Genova. Il concetto di malattia professionale elaborato dal Devoto comprende non solo le patologie del lavoro, ma pure quelle “nel” o “per” il lavoro, addebitabili a tre fattori che portano all’esaurimento organico: l’affaticamento, l’alimentazione carente, il deficit costituzionale. Per questo Devoto sentenzia che la pellagra è, a tutti gli effetti, una malattia professionale al pari di altre due malattie endemiche, la malaria e la tubercolosi. Direttamente connessa alla miseria e al progresso - la prima perché debilita l’organismo, il secondo perché impone un superaffaticamento fisico - la malattia professionale non è altro che una malattia sociale. Di qui l’appello affinché il patologo del lavoro, nel suo operare clinico, ampli i suoi orizzonti, non si fermi alle cliniche o agli ospedali, ma scenda in mezzo agli operai e ai lavoratori di ogni genere.

 

Dopo la laurea conseguita a Graz e un lungo periodo trascorso a Vienna per specializzarsi in ginecologia, il fiumano Antonio Grossich si aggiudica il concorso di Primario chirurgo all’Ospedale Civile di Fiume dove, nel 1909, introduce la “sterilizzazione del campo operatorio mediante la pennellazione con tintura di jodio”, metodo adottato dalle autorità militari italiane durante la campagna di Libia. Due anni dopo, la “sterilizzazione Grossich” è una conquista universale, considerata uno dei progressi determinanti in ambito di asepsi preoperatoria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 13 Aprile 2011 16:03)