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1961-1970: inizia l’era dei trapianti
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Sport &  Medicina, 150 anni della nostra vita

1961-1970

Inizia l'era dei trapianti

 


A cento anni dall’Unità, nel 1961, gli italiani sono già cinquanta milioni e nel 1964 si assiste a un vero e proprio baby boom: un milione di nuovi nati. Sono gli anni della rinascita economica, dell’ondata migratoria dal Sud al Nord, di un benessere che comincia a diffondersi insieme a un ottimismo fatto di lavoro, di produzione, di fiducia nel futuro; di pari passo, con i primi governi di centro-sinistra, anche la politica si fa più rappresentativa dei nuovi ceti produttivi. Il 30 aprile 1966 viene effettuato il primo trapianto di rene mai eseguito in Italia. Ne è interprete Paride Stefanini (1904-1981), primario di clinica chirurgica all’Università di Roma; poco tempo dopo è sempre lui a trapiantare in un giovane un rene prelevato da uno scimpanzé, secondo caso al mondo di xenotrapianto di questo tipo. Ma una svolta c’è già stata per le patologie renali, con la scoperta di un procedimento, la dialisi, che consente di depurare il sangue del paziente nefropatico dalle sostanze tossiche che normalmente vengono espulse attraverso i reni. Ci si giova, per questa pratica, di un “rene artificiale”, cioè di una macchina esterna di cui cominciano a essere provvisti, all’inizio degli anni Sessanta, i primi reparti ospedalieri di nefrologia e dialisi.



Desta grande scalpore internazionale, nel 1967, il primo trapianto di cuore realizzato, a Città del capo, da un oscuro chirurgo sudafricano: Christiaan Barnard. L’organo viene espiantato da un cadavere e impiantato al posto di quello del paziente cardiopatico, che tuttavia sopravvive soltanto 18 giorni all’operazione. Una tecnica rivoluzionaria che consacrerà Barnard a imperitura fama. Resta il fatto che la rivoluzione chirurgica dei trapianti deve fare i conti con le crisi di rigetto, ovvero con la capacità o meno del ricevente di convivere con l’organo trapiantato. Grande rilievo, in quest’ottica, hanno gli studi che Ruggero Ceppellini (1917-1988) conduce presso l’Istituto di genetica medica di Torino. Si devono a lui i primi test di istocompatibilità, in grado di individuare a priori le possibilità che l’organo da trapiantare attecchisca nell’organismo del ricevente. E intanto il ricorso al “tubo di Magill” in anestesia ha aperto la strada alla chirurgia a torace, e poi a cuore aperto.

È Piero Sensi, ricercatore della Lepetit, a scoprire, sul finire degli anni Cinquanta, le rifamicine, antibiotici ad ampio spettro di attività antibatterica. Di lì a qualche anno la casa farmaceutica milanese brevetterà la rifampicina, che diviene presto terapia di elezione per la tubercolosi. Il viterbese Sensi, da parte sua, continua a prestare servizio nei laboratori Lepetit, per poi approdare all’Università di Milano e alla presidenza della Società italiana di scienze farmaceutiche. Si deve invece ai laboratori di Farmitalia la scoperta della daunomicina, impiegata per il trattamento delle leucemie. Uno sviluppo di tale farmaco è l’adriamicina, uno dei maggiori inibitori dello sviluppo cellulare, che diventa parte essenziale delle chemioterapie in ambito oncologico.

Sul versante pubblico non si può dire che la ricerca italiana sia un esempio di organizzazione o che produca successi in serie. Come in passato, più che su un sostegno convinto delle istituzioni si regge sulla serietà di alcuni gruppi di lavoro e sulla genialità di alcuni scienziati rimasti a lavorare in patria. È il caso di Vittorio Erspamer (1909-1999) che già sul finire degli anni Trenta aveva isolato l’enteramina − molecola poi conosciuta come serotonina − per poi approdare all’Università di Parma e, dal 1969, alla direzione dell’Istituto di farmacologia dell’Università di Roma, dove riesce a isolare da anfibi e molluschi più di cinquanta nuovi peptidi bioattivi.

Da un Nobel mancato, Erspamer, a uno vero, Salvador Luria (1912-1991), che lo riceve nel 1969. A dire il vero Luria si è trasferito negli Stati Uniti nel 1940 e dal 1947 è cittadino americano; si era formato in quella fucina di Nobel che si sarebbe rivelata l’Istituto di anatomia dell’Università di Torino guidato negli anni Trenta da Giuseppe Levi. La carriera negli Usa di Luria è prestigiosissima: assistente e “associato” all’Indiana University; professore di microbiologia alla University of Illinois; docente di microbiologia e poi di biologia al Mit, il Massachusetts institute of technology, vertice assoluto della ricerca mondiale. Insieme a lui ricevono il premio Max Delbrück e Alfred D. Hershey, per “le scoperte riguardanti il meccanismo di replicazione e la struttura genetica dei virus”. Fondamentale nelle ricerche concomitanti dei tre, che le avviano attorno al 1940, la decisione di concentrare l’attenzione sul batteriofago, un virus in grado di infettare i batteri. “Stavano cercando”, recita il comunicato ufficiale del Karolinska Institutet di Stoccolma, “un organismo vivente il più semplice possibile sul quale studiare, con qualche speranza di successo, fondamentali processi vitali… Ne ricavarono un rigoroso metodo quantitativo, in modo da trasformare la ricerca sui batteriofagi in un scienza esatta”.

Quanto ai farmaci in circolazione, ci si accorge che una loro classificazione manca da venticinque anni. E così, nel 1965, viene pubblicata la nuova Farmacopea. Tra le maggiori novità, la pillola contraccettiva, sviluppata dal fisiologo americano Gregory Pincus, e gli psicofarmaci. Non sfugge a nessuno la portata sociale delle due new entry: da un lato, in anni di liberazione sessuale, il diritto a un sesso svincolato dalla procreazione, dall’altro il campanello di allarme che segnala come il benessere possa avere − e avrà sempre più con l’affermarsi della civiltà dei consumi − delle controindicazioni in termini di stabilità psichica. Intanto la fiducia cieca nei progressi farmacologici − che ha contagiato i medici per primi − ha già subito una battuta d’arresto, con la messa al bando del talidomide, sedativo di largo uso: ci si accorge in tutta Europa che, somministrato a donne nei primi mesi di gravidanza, il farmaco causa un gran numero di nascite di bambini focomelici.

 

 

 

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Last Updated (Wednesday, 25 May 2011 15:43)