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1991-2000: un binomio inscindibile
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Sport &  Medicina, 150 anni della nostra vita

1991-2000

Un binomio inscindibile

 


Educazione alla salute e salute sono un binomio inscindibile: il precetto è dell’Health promoting school che ne fa la propria bandiera durante il convegno di Salonicco del maggio 1997. Nulla di nuovo rispetto al credo di 800 anni prima, quando la Scuola Medica Salernitana ragionava di attività fisica, praticata con regolarità e ai giusti dosaggi, come il presupposto di “una più durevole salute e longeva vita”. Nell’ultimo ventennio del Novecento lo sport diviene un fenomeno sociale di massa, con interessi economici, politici, individuali in cui emergono aspetti spesso devianti: non per caso si parla sempre meno di modelli etici, giacché dominano la strumentalizzazione economica, l’agonismo esasperato, il divismo. Spesso collegati alla frode, al doping. Un cenno alla violenza non può mancare, dato che trova libero sfogo negli stadi calcistici italiani, prima durante e dopo le partite. Con frequenti intemperanze razziste.

Dai primi anni Novanta, la letteratura internazionale riscontra sempre maggiori evidenze sul ruolo dell’attività fisica nella prevenzione di molte malattie e accumula prove inconfutabili che l’esercizio e l’attività motoria regolare sono veri e propri mezzi terapeutici. L’Organizzazione mondiale della Sanità inserisce il movimento tra le terapie utili a gestire efficacemente le malattie croniche. Accanto al classico tema della pratica sportiva si fa strada nel tempo quello dell’esercizio fisico, come “componente essenziale della salute durante l’arco della vita, del governo medico e della supervisione delle attività ricreative e competitive e di quanti fanno esercizio, e dell’esercizio per la prevenzione e la terapia delle malattie”. La pratica regolare di un’attività moderata è un utile mezzo per controllare il peso, la composizione corporea e la pressione arteriosa. Il medico dello sport assume così un’importanza clinico-preventiva. E si aggiornano le competenze: la medicina dello sport è definita come “una funzione specialistica complessa con azioni di tutela sanitaria dell’attività agonistica, di educazione sanitaria motoria e promozione dell’attività fisica”. Con doti caratteristiche quanto a prevenzione primaria (stimolo a stili di vita sani), secondaria (diagnosi precoce di patologie che controindicano il movimento) e terziaria (recupero e prevenzione delle complicanze attraverso l’attività fisica di soggetti affetti da patologie croniche e degenerative). L’esercizio fisico regolare ha un ruolo protettivo nei confronti delle patologie cardiache e cerebrovascolari, di quelle metaboliche (diabete in particolare) e di quelle osteo-articolari. Come pure per qualche forma neoplastica (colon, prostata e mammella). Pure un “eccesso” di attività fisica può essere nocivo, in presenza di anomalie anatomo-funzionali individuali.



Conoscere i fattori di rischio individuali, controllare lo stato di salute, preventivamente e nel tempo, è un compito che il medico dello sport onora nella corretta gestione dell’esercizio fisico, dall’attività ludico-motoria a quella non agonistica, per arrivare a quella agonistica e professionistica. Purtroppo gli anni Novanta accentuano il fenomeno doping, e al termine del decennio nasce la “Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping”. La legge che la configura è la n. 376 del 14 dicembre 2000 e stabilisce questo assunto: “Costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti”. Con un distinguo: in presenza di patologie documentate e certificate, uno specifico trattamento deve essere ammesso per l’atleta che ne è afflitto, secondo norme e dosaggi internazionalmente accettati, senza mai compromettere la sua integrità psicofisica. I farmaci, sostanze biologicamente o farmacologicamente attive, sono suddivisi in classi, in base alle caratteristiche chimico-farmacologiche. Con i regolamenti attuativi nasce presso il Ministero della Salute la Commissione preposta alla vigilanza e al controllo sul doping, oltre al controllo sulle attività sportive. Nascono allora i pittogrammi, posti sulle confezioni di farmaci che appartengono a classi vietate, se impiegati per uso sportivo. Sul foglio illustrativo compare un apposito paragrafo dal titolo “Precauzioni per coloro che praticano attività sportiva”.

Il Ministero della Sanità in un’indagine del 2000 fa conoscere dati molto interessanti: in Italia il 19% della popolazione dichiara di praticare sport con continuità, un 46% saltuariamente o raramente e il restante terzo degli italiani non svolge mai alcuna attività fisica. I livelli massimi di attività sono tra gli 11 e i 14 anni (51%) e minimi tra gli anziani con più di 65 anni (3%). La malattia ipocinetica provoca i suoi danni sin dai primi anni di vita e colpisce troppo spesso dalla seconda metà della vita: “il trofismo delle strutture dell’apparato locomotore sia muscolare sia osseo-articolare induce allo sviluppo di quadri paramorfici con difetti di comportamento”.

 

 

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Last Updated (Thursday, 16 June 2011 13:37)