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1931-1940: le donne, sportive sub judice
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Sport &  Medicina, 150 anni della nostra vita

1931-1940

Le donne, sportive sub judice

 


Erano padre e figlio, i Bigazzi. Entrambi medici, di Arezzo, negli anni Trenta erano apprezzati dalla popolazione per la loro umanità, ma soprattutto per la grande perizia dimostrata in lunghi anni di sistemazioni ortopediche, di gessi fatti direttamente in casa del malato o in ambulatorio, senza l’ausilio di lastre radiografiche. Non c’è bisogno di conferma per una diagnosi in fondo molto semplice, basta il tocco sapiente delle loro mani. Sono anche valenti medici sportivi, i Bigazzi, ma nessuno è disposto a riconoscere la loro valentia, visto che sono invisi al regime per non aver aderito al partito fascista. Per il padre, Zanobi, la scelta è più semplice, dato che alle spalle ha una lunga carriera. Per il figlio Norberto, patemi a non finire. Sono tempi duri per i medici non allineati, il fascismo controlla ogni ambiente soggiogandolo.

Alcune istituzioni, nel 1932, dimostrano rinnovato interesse per l’atletismo femminile, tra esse la FIAF (Federazione italiana atletica femminile) e l’Accademia femminile di educazione fisica. Con l’approvazione della Carta dello Sport, il settore femminile passa a pieno titolo sotto il controllo del CONI, ma in seguito alla firma dei Patti Lateranensi il regime si scontra con la visione del Vaticano, che considera lo sport come un ostacolo al matrimonio e alla maternità. Non piacciono a Papa Pio XI l’esaltazione delle prestazioni fisiche, presupposto di una possibile degenerazione dei costumi. Lo scontro è netto e il fascismo deve cedere. Ne scaturisce, in riferimento alla figura della donna nello sport, la delega alla Federazione medici sportivi, affinché fissi i limiti dell’attività sportiva consentita alle atlete di sesso femminile. Non si parla più di sport vero e proprio per le donne, ma di attività moderatamente sportiva. Il fascismo, insomma, si arrende all’idea di sport come fattore dannoso per la salute della donna. La Gioventù italiana del Littorio tenta di opporsi a queste concezioni proclamando che la forza del popolo non risiede nei soli uomini ma anche nelle donne, ma senza alcun risultato.

Sono gli anni della Scuola superiore fascista di magistero per l’educazione ginnico-sportiva che opera sotto il controllo diretto dell’Opera nazionale Balilla, quest’ultima incaricata di provvedere all’educazione fisica dei giovani dai 6 ai 17 anni. A livello universitario impazzano i Giovani universitari fascisti (GUF), il cui motto è l’arcinoto “libro e moschetto: fascista perfetto”. All’interno dei GUF si organizzano i Littoriali della cultura, dell’arte o dello sport, mentre la specializzazione nelle attività sportive è demandata al CONI (a parte le gare della Milizia volontaria e una ridotta autonomia del Dopolavoro). Nel 1937 l’Opera nazionale Balilla e i fasci giovanili di combattimento si fondono dando vita alla Gioventù italiana del Littorio, tesa al miglioramento fisico, non più all’educazione di stampo prettamente militare. Ma il massimo degli sforzi il fascismo lo opera nei confronti dell’educazione fisica dei bambini con il potenziamento delle colonie estive. Non più, come in passato, ospedali per bambini malati, le colonie assumono una connotazione preventiva. Vi si privilegiano le attività di tipo ludico, anche se non ci si dimentica che bambini sani e forti possono dare vita a un esercito forte.

L’Opera nazionale Dopolavoro durante il Ventennio è un ente autonomo, con piena personalità giuridica, svincolato dal CONI e dalle federazioni sportive nazionali. Gli iscritti all’OND godono di numerosi vantaggi, tra i quali la possibilità di avvicinarsi allo sport anche in età adulta, scegliendo attività sino ad allora considerate d’élite. L’OND organizza competizioni, in ambito dopolavoristico, indipendentemente dal CONI, impegnandosi a dare al comitato olimpico o alle varie federazioni informazioni relative agli atleti di interesse nazionale.

Nel periodo, la Federazione italiana medici sportivi conta quasi 1500 iscritti e nelle principali città si tengono conferenze sull’importanza del ruolo del medico dello sport fino a proporre l’insediamento della Medicina dello sport nelle Università italiane. Alla FIMS, assoggettata al controllo del CONI diretto da esponenti del regime fascista, viene delegato nel 1940 il ruolo di servizio medico. Un declassamento, a guardar bene.

 

 

Elenco delle puntate

Last Updated (Thursday, 12 May 2011 10:41)